sabato 30 maggio 2015

L'ADOLESCENZA

Ladolescenza
L’interpretazione dei ragazzi di III media della scuola Gesù-Maria

Anno scolastico 2014-2015

Indice

Prefazione
di Federico Moccia
Capitolo I
Adolescenza: età problematica e complessa caratterizzata dai grandi cambiamenti fisici, psicologici e relazionale
1.      III A : Federica Barmann, Arianna Cotroneo, Virginia de Bernardinis, e Laura Giannuzzi
2.      III B : Federico Brancato, Jacopo De Benedetti e Federico Mignardi
3.      III C : Allegra De Angelis e Lavinia Sanetti
Capitolo II
Il rapporto/scontro con i genitori
1.      III A : Sara Angrisani, Anna Orlandi e Ferdinando Zito
2.      III B : Sofia Becelli, Lorenzo Caterinozzi e Niccolò Impallomeni
3.      III C : Andrea Casaciana e Victor Vecchi
Capitolo III
L’amicizia: un legame importante ma pieno di insidie
1.      III A : Nicolò Cocco, Benedetta Musone, Nia Topalova
2.      III B : Costanza Muratori, Carlotta Riccardi e Sofia Sciunnacche
3.      III C : Emma Cohen e Angelica Nuzzo
Capitolo IV
Gli adolescenti e l’utilizzo di internet e social: una vita virtuale parallela
1. III A : Ludovica Ciliberti, Chiara Cucinelli e Mario Ferri
2. III B : Andrea Emilia Alibrandi, Greta Fedeli e Chiara Scorretti
3. III C : Niccolò Agugiaro e Massimiliano Standoli
Capitolo V
Il Cyberbullismo: un fenomeno sempre più dilagante tra i giovani
1.      III A : Vittoria Capuani, Margherita Manuelli e Edoardo Marra
2.      III B : Michele Buscarini e Giuseppe Picca
3.      III C : Michela Bozza e Lavinia Rojas
Capitolo VI
L’alcol e la droga visti con gli occhi di un adolescente
1.      III A : Boyan Dimitrov, Giorgia Maisani, Lorenzo Piccardi, Tommaso Quaglia e Luca Venceslai
2.      III B : Roberto Brecciaroli e Emanuele Russo
3.      III C : Nicolò Frasca e Alessio Horvath
Conclusioni

di Cristiana Ubaldi


Prefazione


È come andare in bicicletta.
Sei in equilibrio precario, devi pedalare per non cadere di lato, devi prendere velocità per restare dritto e procedere. E lentamente ci riesci. Ma all'inizio è difficile. Anzi, sembra impossibile. La prima volta che ci sali sopra, qualcuno ha montato due rotelline dietro, per darti sicurezza. La bici è stabile, non corri rischi. E magari tuo padre o tua madre sono lì a guardarti pedalare, col tuo caschetto di plastica colorata e mille raccomandazioni. "Fai attenzione, non andare di là, non svoltare troppo in fretta". E quel bagaglio di regole ti dà un pò fastidio, sì, ma significa anche protezione. Sai cosa devi fare e come farlo. E se proprio dovesse succedere qualcosa, loro, gli adulti, ti verranno incontro e ti solleveranno da terra, mettendo un cerotto sui graffi. Poi arriva quel giorno. Tutto cambia. E ti dicono "Oggi proviamo senza le rotelline. Dai. All'inizio ti terrò io da dietro, poi ti lascerò andare..." A te sembra pazzesco. E dici "No". Com'è possibile riuscire a far girare i pedali e allo stesso tempo stare in equilibrio? Come si fa? Finché le mani ti tengono, tutto funziona. Procedi in avanti, senti il vento in faccia. È proprio come con le rotelline. E ti senti forte. Poi di colpo ti lasciano. C'è quell'attimo di sospensione, la bici procede grazie alla spinta, ma tu non stai ancora pedalando, i piedi sono fermi. Mille domande nella tua testa. E cadi. E poi risali. E  ricadi. E tuo padre o tua madre ti dicono "Coraggio, prova ancora". E alla fine, piano piano, ce la
fai. Stai andando. E sorridi. Per me l'adolescenza è questo. È come andare in bicicletta. L'ho pensato quando l'ho vissuta in prima persona e quando l'ho osservata negli altri, una volta cresciuto. Jim Morrison diceva "Amo gli adolescenti, perché tutto quello che fanno lo fanno per la prima volta". La prima volta senza rotelline. Come la bicicletta, l'adolescenza è sovversiva e rivoluzionaria, è la ricerca di un equilibrio che cambia di continuo, è la possibilità di usare marciapiedi come corsie preferenziali. E ci sono attimi in cui tutto funziona, la strada è bella e ti piace, senti il respiro, superi le auto ferme in fila e arrivi prima, le gambe si piegano ritmicamente, il fiato tiene. Ma di colpo, quando tutto pareva perfetto e quasi quasi stavi togliendo le mani dal manubrio, ecco una buca, la ruota sbanda e rischi di cadere. E spesso cadi. Ginocchia sbucciate, qualche livido, oppure la ripresa miracolosa l'istante prima di finire a terra. Il rischio. L'imprevedibile. E nel mezzo ci sei tu, che cresci e ti metti alla prova, che sbagli e a volte vinci, che ce la fai e ti sembra fantastico. L'adolescenza è l'età dell'incertezza in cui si cerca quell'equilibrio, necessario per raggiungere la conoscenza di sé e del mondo. È il grande "Boh!" come scriveva Jovanotti, è superare le prove, quelle buche sulla strada, a volte finendoci dentro, altre riuscendo a scansarle. Ci si sente pieni di possibilità, ma anche insicuri, tutto cambia in un attimo e spesso non ci riteniamo all'altezza. Non siamo mai abbastanza intelligenti, simpatici, interessanti, belli, considerati, compresi. E si fa una fatica immensa per iniziare a somigliare un poi a noi stessi. Chi siamo? Perché nessuno ce lo spiega mai all'inizio? Semplice. Perché nessuno, noi compresi, lo sa. È una scoperta, una serie di tentativi, un aggiustarsi di continuo con tutto e tutti. Libri, film, esperienze altrui ci danno degli accenni, ci fanno intuire qualcosa, ma la risposta finale arriverà solo poi, in base a quanto saremo disposti a metterci in gioco, a sperimentare. I ragazzi di III media della scuola Gesù-Maria lo hanno fatto in questo libricino. Hanno tolto le rotelline alla bici e hanno iniziato a esporsi, cercando di esprimersi su molti argomenti che li riguardano direttamente: cambiamenti fisici, incontro/scontro coi genitori, complicità coi compagni, tensioni, amicizia, rapporto col web, bullismo, il rischio dell'assunzione di sostanze stupefacenti. E no, tredici/quattordici anni non è troppo poco per cominciare a farlo, per cercare di restare in equilibrio, pedalando senza che nessuno più ci tenga. Gli argomenti trattati non sono semplici e immediati e questo è il valore del progetto: il fatto di guardare in faccia anche ciò che spaventa o incute dubbi e timori.
Di questo opuscolo, infatti, posso dire ciò che Gilbert Keith Chesterton affermava delle favole, che non dicono ai bambini che i draghi esistono. Perché questo i bambini lo sanno già. Le favole dicono ai bambini che i draghi possono essere sconfitti. E questo libro dice ai ragazzi che, anche se difficile, imparare ad andare in bicicletta è possibile. Così come crescere e diventare pienamente se stessi. I giovani, da sempre, a prescindere dalle epoche, hanno semplicemente voglia di comunicare e confrontarsi, che si usi una lettera, un piccione viaggiatore, un'e-mail o una chat. Non siamo nati per essere soli, per chiuderci a riccio, per rifiutare gli altri. E questo vale anche quando si affronta quello che si vive, così come i ragazzi fanno nel libro che state per leggere.
È un libro in cui vince l'amore. Amore per la vita e la voglia di esserci. L'amore è sorriso. Anche quando si piange. E il sorriso è un valore: non significa solo incurvare le labbra verso l'alto, ma averlo dentro. Un sorriso che nasce dalla pancia e sale fino alla faccia per poi volare via verso gli altri. Un sorriso che contagia. Nato dalla capacità di vivere serenamente la vita, senza invidie. Essere gelosi degli altri, additarli, fare le vittime non serve a nulla, è solo un grande spreco di energie. E i ragazzi lo sanno bene. Siamo noi spesso a dimenticarcelo. E a contagiare loro in negativo. Bisogna essere sempre curiosi, non smettendo mai di imparare. Ogni esperienza, bella o brutta che sia, è una lezione. I giovani sono intensi, pieni di emozioni, domande, risposte da cercare, dubbi e volontà. Sono un universo magnifico in evoluzione. Io non faccio altro che osservarli con rispetto, pronto a farmi stupire ogni volta di più. Pedalando.

di Federico Moccia

Capitolo I

Adolescenza: età problematica e complessa caratterizzata dai grandi cambiamenti fisici, psicologici e relazionali

III A

di Federica Barmann, Arianna Cotroneo, Virginia de Bernardinis, e Laura Giannuzzi

Amore,
Dolore,
Obblighi,
Libertà,
Emozioni,
Sogni,
Confusione,
Errori,
Negazione,
Trasgressione,
Espressione.

Queste, sono solo alcune delle espressioni in cui noi adolescenti ci rispecchiamo.

Non siamo forse noi quel famoso Dante costretto ad attraversare la Selva Oscura nel mezzo del cammino della sua vita per poter poi finalmente giungere al piè d'un colle? Provate a pensarci. Noi adolescenti, come Dante, stiamo attraversando una fase, che vi possiamo assicurare non facile, proprio come la Selva Oscura, per poi finalmente costruirci e vivere il nostro futuro, il famoso colle. Il brutto dell'adolescenza è che ti senti l'unico, il solo. Vorresti emergere rispetto agli altri ma, quasi senza accorgertene, ti ritrovi a seguire la massa per poter esser accettato dalla società. Il corpo cambia, la mente cambia, le idee cambiano. Come un mare in tempesta, tutto è in confusione, in tumulto. Non sei solo tu a confonderti le idee ma sono anche gli altri, società inclusa! È la società stessa che spesso e volentieri, propone modelli di perfezione praticamente irraggiungibili e che si basano su valori e principi non definibili tali quali magrezza, bellezza esteriore e via dicendo. E questo, vi possiamo assicurare, non è affatto piacevole.
Per superare però tutti questi problemi, noi ragazzi abbiamo bisogno di avere un punto di riferimento da seguire e al quale ispirarci. Questo perché in noi adolescenti l'insicurezza è all'ordine del giorno. Dobbiamo ancora imparare a conoscerci, credere in noi stessi e nelle nostre potenzialità, a capire cosa è giusto e cosa è sbagliato. Insomma di idee chiare ne abbiamo poche, ma è proprio a questo che serve l'adolescenza. A trovare la strada da seguire, la nostra strada...

"Che stagione l'adolescenza! Senti di poter esser tutto e ancora non sei nulla. È proprio questa la ragione della tua onnipotenza mentale. Non hai confini l'immaginazione può spaziare ovunque" (Eugenio Scalfari).


III B

di Federico Brancato, Jacopo De Benedetti e Federico Mignardi

Ladolescenza, collocabile tra i dodici e i diciotto anni, si interpone tra linfanzia e letà adulta. 
È caratterizzata da una serie di cambiamenti fisici e psicologici che introducono alla maturità
Lo sviluppo fisico, durante la pubertà, rappresenta spesso il primo segnale di una trasformazione esterna, che sta avvenendo anche e soprattutto dentro. Ladolescente si sente per molti aspetti pronto ad affrontare in modo più autonomo il mondo. Vuole maggiori spazi decisionali, maggiore privacy e minore controllo. Questi passi sono inevitabili nello sviluppo psicologico delladolescente, che solo attraverso laccettazione di sé e la conoscenza dellaltro sesso, riuscirà progressivamente a sviluppare la rispettiva identità maschile e femminile. In questetà, si tende a rifiutare le costrizioni dettate dalle regole familiari, si cerca maggiore autonomia rispetto alle decisioni prese dagli adulti. Questo è il periodo caratterizzato dalla ribellione adolescenziale.
Sul piano della crescita fisica, ladolescente sperimenta la trasformazione del corpo, che assume gradualmente caratteristiche adulte. Compaiono i caratteri sessuali secondari (ossia gli elementi distintivi del sesso maschile o femminile, come crescita della barba o del seno, muscolatura accentuata e sviluppo ormonale, in entrambi i casi). A volte si reagisce ai cambiamenti, cercando di nascondere la propria crescita fisica, poiché si vuole prolungare così la propria infanzia, mentre altre volte si mostra di voler assumere precocemente comportamenti e stili, ritenuti “adulti”. 

In questo periodo della vita diventa fondamentale la figura dellamico, che non è più il compagno di gioco, ma un confidente. Tale figura acquisisce grande importanza; ci si sente più vicini quando si è con lui, lo si vede spesso come una figura da imitare. Infatti, nei momenti di difficoltà, ladolescente si isola dalla famiglia, che ritiene incapace di aiutarlo.
Secondo noi, l
adolescente di oggi è spesso visto come una persona priva di ideali. Ciò è dovuto forse al fatto che ladolescente pensa di avere tutto ciò che occorre, ma di fronte ai problemi, si dà per vinto in partenza e talvolta non impara a lottare per ottenere ciò che vuole.
Ladolescenza, oltre alla crescita corporea, è contrassegnata dalla definizione dellidentità
Ladolescente abbandona lentamente il concetto di sé, costruito sulla base dellinsegnamento familiare e lo sostituisce con quello che deriva dallascolto dei suoi coetanei, per i quali è di fondamentale importanza mettere in mostra intelligenza e bellezza fisica. Ladolescente può arrivare a sentirsi svalutato e poco stimato e ciò comporta inevitabilmente ansia, frustrazione; allopposto si possono avere atteggiamenti aggressivi e smodati, nel tentativo di primeggiare in ambiti in cui si è considerati poco abili. Questo processo dura anche per anni e si costruisce attraverso le esperienze e la crescita personale. Ladolescenza comporta anche il perfezionamento delle capacità di astrazione, losservazione delle varie situazioni e lacquisizione di responsabilità, come per gli adulti. Il raggiungimento della capacità di riflessione permette alladolescente di prendere in considerazione idee differenti dalle proprie. La qualità delle relazioni muta: non si hanno più solo relazioni amicali, ma anche con le persone dellaltro sesso, venendo meno il carattere egocentrico dellepoca infantile ed essendo proiettati nelletà adulta.
III C

di Allegra De Angelis e Lavinia Sanetti

Ladolescenza è il passaggio dellindividuo dallo stato infantile a quello di adulto. Quando si parla di adolescenza, è molto importante ricordarsi che essa è un tema di carattere prettamente psicologico e darle limiti fissi è un'impresa molto ardua. Bisogna considerare che:
• lo sviluppo psicologico-emozionale non procede sempre di pari passo con lo sviluppo fisico;
• in Europa e in Nord America si assiste a un ritardo nellingresso degli adolescenti nella società, mentre in altre zone del mondo pare verificarsi il problema opposto, ossia lo sfruttamento minorile;
• linizio delladolescenza è differente in base al sesso;
• per alcuni individui, certi comportamenti tipici dell'adolescenza, permangono tali oltre la prima giovinezza.
La figura dell'adolescente, come persona che vive in una prolungata fase problematica, spesso non è considerata importante dalla maggior parte delle società tradizionali (es. in Africa o in Asia). In tali ambienti, il passaggio alletà adulta viene gestito da appositi riti, che rappresentano in chiave simbolica, l'allontanamento dallo stato precedente e lintroduzione nel gruppo degli adulti. Anche nelle società occidentali, fino all'Ottocento, si era considerati bambini fino a quando non ci si poteva dedicare alle attività della propria classe sociale. Le rappresentazioni artistiche e letterarie di ragazzi/e delletà compresa tra i dieci e i dodici anni, mostrano come essi fossero vestiti da "piccoli adulti", imitando gli abiti dei genitori (come nel secolo XVII).

La depressione negli adolescenti
L'aumento dei casi di depressione, negli ultimi anni del nostro secolo, non ha risparmiato gli adolescenti. Questa problematica li porta a cadere in un vero e proprio abisso in cui ci si sente inutili, impotenti, talvolta tormentati da sensi di colpa, vergogna o disperazione. Questo disturbo di carattere psicologico, può arrivare a ostacolare seriamente il futuro dei giovani che ne soffrono, con forti disagi e preoccupazioni anche per la famiglia. Molto spesso si trascurano i loro problemi: i ragazzi si comportano quindi in modo ritenuto dagli adulti, impertinente, maleducato e insolente. Gli insuccessi scolastici, la dipendenza dalla droga o dallalcol possono essere dettati da fattori legati a disadattamento ambientale. Femmine e maschi e non esprimono allo stesso modo la loro depressione: le prime attraverso l'errata percezione del proprio corpo, somatizzando i disagi nellanoressia e nella bulimia; i secondi invece mostrano le loro ansie con aggressività, mascherandole. Le origini di tali comportamenti si trovano allinterno della famiglia, in cui, a volte, le interazioni tra genitori e figli sono problematiche. Non bisogna però trascurare la pressione socio-culturale che nel rapporto con i pari e con gli educatori, gioca un ruolo fondamentale. Lesclusione dai gruppi  dei pari o al contrario gli atteggiamenti ribelli, possono provocare azioni autolesionistiche o suicide. In altri casi semplicemente la crisi didentità  e lincapacità di vivere con naturalezza il passaggio dallinfanzia alletà adulta, sembrano essere le costanti. Ci sono ragazzi che, di fronte a problemi di accettazione e convivenza con gli adulti, si chiudono in se stessi e si allontanano dalla famiglia, incapace di offrire un aiuto adeguato. La maggior parte delle volte tra giovani si cerca un confronto, ma non sempre si ha un riscontro positivo.
In conclusione ladolescenza è un periodo complesso, che alterna momenti felici e momenti difficili, che comunque forma lindividuo.
  
Capitolo II
Il rapporto-scontro con i genitori

III A

di Sara Angrisani, Anna Orlandi e Ferdinando Zito


L'adolescenza è unetà complicata, caratterizzata da un susseguirsi di cambiamenti che coinvolgono l'aspetto fisico, psicologico e relazionale dei ragazzi. In questa fase della crescita il giovane affronta un percorso di forti trasformazioni, sollecitato da un bisogno di indipendenza che ha come prima conseguenza lo scontro con i genitori. Da una parte i ragazzi si considerano ogni giorno più maturi e autonomi, ed esprimono allesterno una richiesta ripetuta e incalzante di indipendenza, dallaltra i genitori continuano a vederli piccoli e incapaci di gestirsi da soli. Da qui lo scontro inevitabile.
Grazie alle diverse interviste che abbiamo fatto ai genitori, abbiamo però capito che il rapporto genitori-figli, rispetto al passato, è cambiato e continua a cambiare.
La figura del genitore è stato il primo aspetto a modificarsi nell'evoluzione del rapporto genitori-figli. Oggi, infatti, i genitori vengono affrontati dai ragazzi con meno formalità: essi li sentono più vicini. Questo perché si è verificato un cambiamento fondamentale nel rapporto: lapertura al  dialogo. Nel passato limitato e poco aperto,
oggi il dialogo viene vissuto in maniera disinvolta. Il genitore è diventato un facile e disponibile interlocutore con cui condividere ansie, gioie, successi, insuccessi, progetti e sogni. Raccontare alla mamma o al papà le esperienze quotidiane, ci aiuta a ridimensionare le preoccupazioni o i troppo facili entusiasmi.
In realtà, però, non si può generalizzare perché ogni persona è fatta in modo diverso, sia figlio che genitore e in ogni famiglia si creano equilibri diversi. Grazie sempre a interviste fatte a genitori e figli si è constatato, per esempio, che laddove i genitori sono troppo presenti e invadenti nella vita del figlio, il ragazzo non acquisisce sicurezza e viene spesso troppo condizionato dai limiti imposti dal genitore. Così c'è chi reagisce ribellandosi, mostrandosi contestatore ma daltra parte anche chi si chiude a riccio e mostra  notevoli difficoltà a socializzare. Se al contrario, i genitori sono poco presenti o disinteressati alla vita del figlio, i ragazzi manifestano atteggiamenti di superficialità che sfociano anche in comportamenti negativi come il bullismo, il vandalismo, scarso rispetto verso gli altri e verso le cose.
Appare dunque evidente, che il rapporto si è evoluto per così dire in bene in questi ultimi cento anni, ma è pur vero che non mancano i motivi di attrito e di scontro con i genitori che restano dunque, anche nella nostra generazione, una costante della fase adolescenziale.
Per migliorare ancor più questo rapporto, sarebbe necessario un contributo sia da parte dei genitori sia da parte dei giovani: i genitori dovrebbero compiere un ulteriore sforzo di comprensione cercando di ricordare che cosa significhi essere adolescenti, mentre i giovani dovrebbero comprendere e apprezzare tutto limpegno dei genitori per essere dei buoni esempi per i figli e un sostegno che li aiuti a superare questa età difficile ma ricca di promesse.
III B

di Sofia Becelli, Lorenzo Caterinozzi e Niccolò Impallomeni

Ladolescenza è un periodo che viene considerato difficile, per lo sviluppo e per i cambiamenti che un ragazzo deve affrontare allinterno del sistema familiare e nella società: gli equilibri tra genitori e figli, sino ad allora presenti, possono mutare.
Molto importanti sono anche le amicizie, che diventano il principale punto di riferimento, mentre i genitori vengono messi in discussione; i genitori vivono questo periodo come una perdita, poiché percepiscono un cambiamento importante nei loro figli. Mettere in discussione le regole, per ladolescente, ha la funzione di stabilire il limite oltre cui è possibile o meno andare.
Nonostante i continui tentativi di ribellione, ladolescente ha ancora bisogno che i genitori
continuino a svolgere la funzione di contenimento e possano nello stesso tempo 
adattarsi ai suoi nuovi bisogni. È possibile anche che il comportamento dei genitori cambi;
a volte diventano meno protettivi, a volte troppo. 
Durante ladolescenza è molto importante il dialogo; mantenere un atteggiamento accogliente e pronto allascolto, aiuta a prevenire eventuali disagi e a ridimensionare problemi che sembrano insormontabili. Laddove questo dialogo fosse difficile, è opportuno chiedere aiuto, se si manifestano i segni di un possibile disagio; è un periodo di cambiamento e per questo motivo anche il malessere è momentaneo. Sapere di poter chiedere aiuto e ottenerlo dalla famiglia o dagli amici, aiuterà ladolescente a dare un senso a ciò che gli accade e a prevenire linsorgere di un disagio maggiore.
Con la crescita del ragazzo, il rapporto genitori-figli acquisisce delle caratteristiche sempre più paritarie. I genitori devono diventare flessibili e capaci di cambiare le modalità comunicative fino ad allora utilizzate.
Da recenti studi psicologici, è emerso che i maschi e le femmine hanno un modo differente di relazionarsi con i genitori: le femmine mostrano maggiore intimità con la madre, mentre il rapporto con il padre appare più difficile; i maschi sono meno propensi a confidare i loro problemi. Una delle conseguenze degli scontri con i genitori è il tentativo dei figli di allontanarsi da loro.
I conflitti assumono caratteristiche patologiche se sono prolungati nel tempo. La maggior parte degli scontri tra genitori e figli, riguardano la disponibilità, luso del denaro, lorario del rientro serale, le attività del tempo libero, il modo di vestirsi…                 
È una sorpresa amara, per i genitori, scoprire che i figli, giunti ai 13-14 anni, si trasformano rapidamente assumendo una personalità più complessa. A questa fase di maturazione dellindividuo corrispondono due tipi di risposta dei genitori: il primo è il tentativo “disperato” di continuare ad essere una guida nei confronti dei figli; il secondo è quello inverso, ovvero, il distacco tra genitori e figli.
Molti ragazzi sostengono che gli adulti pensino troppo a se stessi, comunichino poco e non capiscano le loro necessità. In questo caso il dialogo avviene, ma riguarda spesso argomenti che non interessano agli adolescenti, come ad esempio le spese della casa, i soldi, il lavoro.

III C
di Andrea Caisachana Vargas e Victor Vecchi

Ladolescenza è un periodo difficile, per lo sviluppo dei ragazzi, perché affrontano molti cambiamenti sia fisici che psicologici. Durante queste trasformazioni, ladolescente può sentirsi “sperduto, perché non è più bambino ma neanche adulto. Egli si trova a dover comprendere i propri sentimenti e anche a riflettere sul modo di agire per diventare autonomo e indipendente; in questa fase di crescita, infatti, sente sempre più il desiderio di relazionarsi con il mondo esterno e non più soltanto con il suo nucleo familiare.
Il giovane cerca proprio lindipendenza dai genitori, che fino ad ora, erano le uniche persone con le quali interagiva. Ora, invece, si lega molto agli amici, che cominciano a rivestire un ruolo molto importante nella sua vita. Ladolescente inizia anche a provare nuovi sentimenti e nuove idee, che spesso sono contrastanti con quelle dei propri genitori: nascono così i primi litigi. Successivamente inizia a subentrare dentro di lui, una sorta di ribellione alle regole con le quali fino a quel momento aveva convissuto tranquillamente. Anche il dialogo con i propri familiari inizia a farsi sempre più difficile, perché non si pensa più tanto alla famiglia ma si vuole uscire, si vuole stare con gli amici.
In questa fase di transizione, anche il ruolo dei genitori non è semplice. Essi devono accettare la crescita del loro figlio/a, continuare a proteggerli con regole e fermezza, ma nello stesso tempo concedere fiducia e i primi spazi di libertà. I genitori devono anche capire che stile educativo usare in quella nuova fase della crescita: non essere troppo autoritari ma neanche troppo permissivi, proprio per aiutare a superare quei continui conflitti psicologici.
Questo periodo comporta disagi e malesseri che spesso non si riesce a comprendere e a gestire, scaricando la tensione verso le persone care, oppure chiudendosi in un mondo fantastico che, però, quasi sempre è parallelo a quello reale.
Per tutti questi stati d'animo, l'adolescenza è sicuramente un momento assai difficile da vivere. Ladolescente deve riuscire ad affrontare tutta una serie di problemi e responsabilità, che lo porteranno a quella maturazione detta “età adulta”.

Capitolo III
L’amicizia: un legame importante ma pieno di insidie

III A
di Nicolò Cocco, Benedetta Musone, Nia Topalova

"Amicizia" è una parola che deriva dal termine latino "amicitia" e indica il rapporto che c'è tra due o più persone. Per noi è una virtù, perché è la capacità di fare del bene a un'altra persona.
Il "grande tesoro", cioè un amico, è la persona con la quale si sa di potersi confrontare, mentre molti pensano che un amico debba essere una specie di duplicato di noi stessi.
Ma a nostro parere non può essere così. Chiedendo in giro cosa pensano gli adolescenti e se hanno amici, su dieci, sette ci hanno risposto - anche se con dispiacere - di non avere nemmeno un amico.
La domanda che ci siamo fatti è: perché? Pensandoci, crediamo che una grande responsabilità ce l'abbia la società, così competitiva che non lascia tempo per nient'altro che non sia la Playstation, il computer o al massimo per la famiglia, che è per questo motivo sempre meno unita.
Se pensiamo che l'amicizia sia un bene prezioso che va coltivato giorno per giorno, allora cosa ci rimane da fare?
Noi adolescenti abbiamo una vita diversa da quella che hanno avuto i nostri genitori, anche lo studio è ormai indirizzato verso il mondo virtuale: certo è più comodo, ma è molto impersonale, più rapido, sì, ma privo di quelle sfumature che si possono trovare nei libri e che un oggetto tecnologico non può avere.
Insomma, noi crediamo che abbiamo molti conoscenti, ma in realtà siamo soli, perché spesso non siamo più disposti a dare, cioè un amico è una persona a cui bisogna dare una mano non per obbligo, ma per affetto, nei momenti di difficoltà.
Vogliamo avere sempre una spalla su cui piangere, ma non siamo disposti a prestare la nostra.
Nella fase dell'adolescenza noi ragazzi abbandoniamo i pensieri e i comportamenti dell'infanzia. In questo periodo, fatto di trasformazioni psicologiche e fisiche, bisogna avere amici veri, a cui confidare tutto quello che non si ha il coraggio di raccontare a nessuno: una persona speciale.
Se non la si trova, spesso ci si unisce al "branco", quel gruppo di ragazzi in cui nessuno è se stesso, perché ognuno deve essere uguale agli altri, condividendo atteggiamenti e modi di vestire, di essere.
Noi invece non abbiamo paura di essere noi stessi e non vogliamo far parte di una cerchia di persone tutte uguali e anche se impopolari ci sentiamo ricchi, perché siamo sicuri di poter dare amicizia, quella vera, alle persone che come noi cercano un confronto per imparare l'uno dall'altro le diversità senza omologarsi in una società che ci vuole per forza tutti uguali!
Un pensiero che ci fa commuovere è verso le persone anziane, quelle che più di noi hanno avuto amicizie vere, perché non hanno dovuto combattere con una società così vuota, ma con una ricca di valori!
Pensiamo ai nostri nonni, che giorno per giorno perdono i loro amici, per motivi diversi e spesso tristi, e sentendoli parlare li ammiriamo, perché la loro amicizia deve essere stata profonda e vera; speriamo tanto che un giorno anche noi possiamo parlare dei nostri amici così come fanno loro, con semplicità, rispetto e con gli occhi umidi di chi ha voluto veramente bene ad un Amico!

III B
                                                                     
di Costanza Muratori, Carlotta Riccardi e Sofia Sciunnacche

Durante ladolescenza nei ragazzi si manifesta un fortissimo attaccamento a coetanei e amici, che si contrappongono al mondo degli adulti, guardato con diffidenza e ostilità
Il gruppo di amici, nato spesso tra i banchi di scuola, rappresenta il luogo del confronto. Le relazioni sono forti e sono una sorta di emancipazione dall'ambito familiare.
Il gruppo si espande, diventa ampio e non più elitario, come invece avveniva durante l'infanzia, in cui ad emergere era solo ed esclusivamente l'amico del cuore. Conoscere nuove persone ed instaurare rapporti amichevoli diventa molto semplice e i momenti di libertà diventano monopolio assoluto degli amici, con i quali si condividono esperienze importanti a livello emotivo. Molto spesso accade che molti adolescenti compiano gesti irresponsabili e sconsiderati per compiacere gli amici.

La migliore amica
Nella pre-adolescenza e durante ladolescenza, lamicizia tra coetanee gioca un ruolo fondamentale per capire chi si è e influenza profondamente lo sviluppo psicologico e sociale. In questa fase, infatti, tutto ruota intorno a tali relazioni e allessere accettate.
Sono gli anni della migliore amica: con lei la relazione è molto intensa, quasi esclusiva. Alla migliore amica si chiede lealtà, aiuto, comprensione. Da lei si vuole essere rassicurate; si cerca conferma rispetto a nuovi comportamenti o nuove esperienze; soprattutto, con lei si parla, certe di essere capite.
Se per i ragazzi lamicizia vuol dire fare qualcosa insieme, per le ragazze lamicizia è stare insieme anche senza uno scopo preciso e parlare, in un perenne racconto di come si è e si vorrebbe essere, di come appaiono gli altri, in un viaggio che permetta di mettere a fuoco le esperienze, le emozioni, le idee relative al proprio essere che cambia oltreché parlare delle reazioni dei ragazzi e del desiderio misto alla paura di muoversi sempre più lontano dai genitori.
Questa amicizia è arricchita dalla condivisione dei segreti. Condividere un segreto significa scoprire di non essere le sole ad avere dubbi o timori, e questo rassicura e consola. La violazione di un segreto, il riferirlo ad altri, non può che essere visto come un tradimento imperdonabile.
Nella migliore amica ci si rispecchia: in lei ci si rivede e su di lei ci si modella. La migliore amica appare uguale a sé eppure diversa, da imitare per acquisire quelle abilità che mancano e che vengono ammirate, abilità legate soprattutto alla propria visibilità sociale.
Il gruppo
Forti relazioni con ragazzi della stessa età aiutano l'adolescente a emanciparsi dalla famiglia. Si formano dei gruppi con dei valori comuni. L'adolescente soddisfa il bisogno di sicurezza e di identità con un modello che può essere diverso, anche solo in parte, da quello proposto dai genitori. In genere c'è una forte distinzione e consapevolezza tra chi è dentro e chi è fuori dal gruppo.
Talvolta i genitori interpretano l'adesione del figlio al gruppo come un conformismo assoluto ai valori dominanti della moda. In realt
à gli adolescenti mantengono sempre un certo senso critico, anche se non manifesto. Generalmente le ragazze vivono nel gruppo in modo differente dai maschi; mentre questi ultimi lo vedono come un sostegno, le femmine lo vedono più come un mezzo per allacciare relazioni personali importanti.
Insomma, ladolescenza appare come un periodo complesso e delicato al quale è necessario dare la giusta importanza, attraverso lascolto da parte della famiglia e dei coetanei. Tutto ciò, per poter affrontarne positivamente il passaggio.
III C
di Emma Cohen e Angelica Nuzzo 

Come per tutti gli adolescenti, avere un amico è molto importante. Il ruolo di un amico è diverso da quello dei genitori. Con un amico puoi discutere da pari a pari e programmare attività che ti aiutano a crescere. Se si tratta di un gruppo di amici, però, ci possono essere lati positivi come negativi. Il problema principale del gruppo è quando si trasforma in branco, quando si incomincia a usare la violenza e quando i componenti seguono il capobanda, per attirare la sua attenzione, mettendo a rischio umanità, razionalità, educazione. Il lato positivo è invece quello di relazionarsi con il gruppo e sentirsi a proprio agio. 
Le prime incomprensioni con le amiche
Una delle principali cause di lite tra amiche, è quando si mette in mezzo un ragazzo e tra le due inizia una sorta di competizione che le porta a fare dispetti reciproci. A volte, infatti, da una grande amicizia può nascere un grande odio. Ci si può insultare e spesso questo scontro avviene anche attraverso i mezzi di comunicazione come i social; purtroppo questo porta a fare o a dire cose che solitamente non si farebbero. Spesso le amiche che hanno discusso e che sono in lite, non fanno pace principalmente per una questione di orgoglio, perché né luna né laltra vogliono chiedere scusa. Un litigio, poi, può anche nascere da unincomprensione non chiarita oppure quando un amico comune non si comporta bene, mostrandosi poco presente nellascoltare i problemi degli altri. Se si pratica uno sport competitivo con amici, si può stabilire una “gara”, specialmente tra due gruppi contrapposti.
Esperienza personale
Anche noi due che stiamo scrivendo questa riflessione, siamo grandi amiche, luna per laltra, nonostante a volte ci siano tra noi delle incomprensioni. Nei momenti difficili sappiamo che possiamo sempre contare su tale aiuto reciproco, che sempre una ha la parola giusta da dire allaltra, per farla stare meglio; a qualsiasi ora del giorno e della notte, ci si rende disponibili. La nostra amicizia, infatti, è iniziata sei anni fa, e da quel momento siamo state sempre molto unite. Come in tutte le amicizie, noi abbiamo litigato molto; a volte è anche capitato che non ci siamo parlate per una settimana perché eravamo troppo orgogliose per chiedere scusa. Però ogni volta che ci riappacifichiamo, siamo più unite di prima e ci accorgiamo che la nostra amicizia è fondamentale. Tra amici ci possono essere molti motivi di incomprensione, ma se l’ amicizia è vera, si farà sempre pace. 
Capitolo IV
Gli adolescenti e l’utilizzo di internet e social: una vita virtuale parallela

 III A
di Ludovica Ciliberti, Chiara Cucinelli e Mario A. Ferri

La nostra generazione è definita multitasking, perché siamo nati e cresciuti in unera digitale che ha introdotto nuove forme di integrazione sociale e un linguaggio del tutto inedito anche se sempre più povero. Essendo un periodo pieno di cambiamenti sia fisici che psicologici, noi ci rifugiamo in un mondo virtuale nel quale ci sentiamo protagonisti, spesso ciò può causare gravi danni come la depressione, la timidezza o laggressività. Dopo vari studi, si è arrivati alla conclusione che noi costituiamo il 93% delle persone collegate a internet attraverso luso dello smartphone. E proprio nel 31 ottobre 2014 si è raggiunto il picco. Infatti ventanni fa solo l1% della popolazione era online, oggi è al 40%. Le società informatiche ribadiscono il dovere di informare i genitori e gli educatori sui pericoli che i ragazzi corrono anche in una realtà virtuale. I nostri rapporti con i genitori
sono influenzati dalluso dei social, la stragrande maggioranza degli adulti non ha idea di come si sviluppa la socialità sui nuovi social network, di come si strutturano le relazioni e non conosce il linguaggio utilizzato.
Le nostre risorse per prevenire comportamenti a rischio sono il dialogo. Il 57% degli adolescenti chatta la sera dopo cena e circa il 40% continua a farlo fino a tardi, prima di addormentarsi, in una fascia oraria che interferisce con il sonno, con conseguenze non trascurabili sulla salute. I pericoli sono causati dalluso non corretto e prolungato di internet. Spesso dietro lo schermo si possono nascondere delle persone di cui non sappiamo lidentità e il cui fine è abusare di noi. Quotidianamente la polizia postale affronta i problemi causati da internet di cui noi adolescenti siamo vittime e protagonisti . Il mondo virtuale ha spesso ripercussioni sulla vita reale, per esempio il bullismo, o la difficoltà di integrarsi in un gruppo sono spesso causati dal mondo virtuale. Noi crediamo che per affrontare questi problemi bisogna essere maturi, essere consapevoli del tempo che si sta davanti al computer e di come lo si usa e affrontare questi problemi, che caratterizzano la nostra età, in maniera tale che noi siamo a conoscenza e consapevoli dei problemi che si possono correre su Internet e affrontarli con maturità .

III B
di Andrea Emilia Alibrandi, Greta Fedeli e Chiara Scorretti

Dalla sua prima apparizione nel 1993 internet ha rivoluzionato la vita di milioni di persone. Entrando nelle nostre case, il world wide web ha aperto una finestra sul mondo che ha permesso di mettere in contatto persone anche molto lontane.
La diffusione di Internet è stata globale e nel tempo il web è diventato il mezzo più importante per diffondere informazioni non solo attraverso i computer ma anche con gli smartphone e i tablet. Le persone cresciute con queste nuove tecnologie sono state soprannominate “Nativi Digitali”.
Come possono i social network essere così in voga tra i giovani?
Una nuova rivoluzione inizia con lavvento dei social network. Nel 2004 Mark Zuckerberg fonda Facebook. Pensato proprio per gli studenti universitari e successivamente aperto a chiunque dichiarasse di avere più di tredici anni, permette una nuova modalità di socializzazione, tanto da contare nel 2012 oltre un miliardo di utenti attivi. Sullonda di Facebook sono nati, youtube pensato per la condivisione di video, Twitter per una comunicazione rapida in stile sms, Instagram, per la pubblicazione di foto e altri ancora.
I ragazzi percepiscono questi mezzi di comunicazione come un portale per un mondo parallelo e un mezzo per aumentare la propria popolarità. Tuttavia, i social nascondono pericolose insidie che spesso i più giovani non vedono. Trai principali pericoli vi sono il
Cyberbullismo, che consiste nel prendere di mira una persona considerata spesso più debole ed esporla a una forma di presa in giro collettiva anche con la diffusione di foto o video privati. Uno dei peggiori indiziati è il social network Ask.fm, un servizio di rete basato sullanonimato. Dopo vari suicidio di giovani vittime, in molti hanno proposto di bandirlo. Un altro grave pericolo è rappresentato dalla Pedofilia on line. Alcuni adulti, grazie al filtro della rete, si fingono bambini per adescare i più piccoli, conquistandone la fiducia. Il rischio oltre a un abuso virtuale, scambio di foto e video tra ladolescente e ladulto, è quello ben peggiore di instaurare un rapporto stretto al punto da chiedere e ottenere incontri reali.
Infine ci sono adolescenti che per il bisogno di sicurezza e appartenenza sociale sviluppano un vero e proprio analfabetismo emotivo, disimparando a riconoscere la ricchezza della comunicazione diretta. La continua ricerca di feedback sui social network non fa che aumentare insicurezza nella vita di tutti i giorni.

Ma come possono i genitori controllare i propri figli su internet?
La vigilanza dei genitori non può consistere in una restrizione o privazione dellutilizzo dei social. Né è sufficiente mettere in guardia i ragazzi dai pericoli. Bisogna piuttosto creare delle occasioni nuove di identificazione sociale e confronto, come attività sportive o di interesse comune. Trasmettere ai figli idee e punti di vista, esperienze utili alla crescita. Ascoltare i figli per riconoscere un disagio, mantenendo aperto e vivo il dialogo.
Secondo una ricerca condotta da “Save the children” la generazione digitale si suddivide in due categorie: gli Online ed i Disconnessi, i primi sono giovanissimi e vivono relazioni virtuali con persone a loro sconosciute, scambiano messaggi, video e foto. Poi ci sono quelli che dalla rete sono fuori, i Disconnessi, 452 mila in Italia. Adolescenti che non hanno mai usato Internet, che non hanno un computer o che non lo hanno mai utilizzato. Per i ricercatori questi sono i nuovi analfabeti, disconnessi non solo dalla rete ma anche da opportunità educative e culturali. La grande scommessa del futuro è proprio quella di portare Internet in tutte le case e nelle scuole con un uso consapevole delle grande quantità di notizie, informazioni e conoscenza racchiuse in una manciata di bit.

E noi come comunichiamo?
Secondo unindagine di scuola.net su 10mila studenti il 76,2% comunica usando Whatsapp, il 3% via Facebook, l8,1% con il telefono e solo l8% tramite incontri di persona. Il 46% si connette tra 1 e 3 ore al giorno, il 25% tra le 3 e le 5 ore al giorno, il 18% oltre 5 ore al giorno e il 12% meno di unora.

III C
di Niccolò Agugiaro e Massimiliano Standoli

Internet è il mezzo più utilizzato da noi giovani, ma anche dagli adulti, per cercare informazioni e per comunicare, attraverso i social network, a grandi distanze con facilità. Un anno fa, abbiamo assistito a una lezione degli agenti della polizia postale dove gli argomenti trattati sono stati principalmente due: internet e i social network.

Internet
I nativi digitali, ossia noi giovani, utilizziamo frequentemente Internet e spesso commettiamo inconsapevolmente gravi violazioni. Questo comportamento può portare a sanzioni amministrative ma soprattutto accade che i nostri dispositivi sono colpiti da virus che rubano i nostri dati personali e quelli dei nostri familiari.
Per non trovarsi di fronte a queste situazioni, non bisogna mai scaricare nulla illegalmente, installare un antivirus e non aprire mai le finestre popup che sono sempre delle vere e proprie truffe perché, una volta aperte, ti chiedono sempre di inserire i tuoi dati personali.
Anche il direttore generale di “Save the Children”, organizzazione che lotta per salvare la vita dei bambini e difendere i loro diritti, sostiene come sia fondamentale garantire la formazione e la sicurezza delle tecnologie.

Connessi e disconnessi
I connessi sono i giovani che hanno il loro smartphone costantemente acceso, e la maggior parte di questi connessi ha imparato a utilizzarlo da solo. Però, se da un lato Internet ha facilitato la comunicazione tra persone che abitano molto lontano, dall'altro ha aumentato i rischi e i pericoli, se lo strumento viene usato inconsapevolmente. I rischi maggiori sono due: il cyberbullismo e la pedofilia.
Noi adolescenti invece di proteggerci da tali insidie, inconsapevolmente andiamo loro incontro, non utilizzando in modo appropriato i social. Ad esempio, su Facebook, il più popolare tra social-network, più di 1/3 degli iscritti dichiara di avere più di 18 anni, mentre, per non incorrere in pericoli, è sempre meglio mostrarsi per letà che si ha. Infatti, il pericolo maggiore, che ora è sempre più diffuso, è quello di darsi appuntamento con una persona conosciuta sulla chat che, in realtà, si rivela non essere quella che appare dal suo profilo o dalle foto che posta sulla sua bacheca.
I disconnessi, invece, sono quella minoranza di adolescenti, circa 11,5% del totale (secondo i dati Istat) di ragazzi e ragazze tra gli 11 e i 17 anni, che non hanno mai utilizzato Internet. Normalmente lelemento significativo che sta alla base di questa “disconnessione” è la situazione economica delle famiglie di appartenenza.

Incoscienti digitali o sapienti digitali?
Noi adolescenti, per la spensieratezza che caratterizza la nostra età, siamo quasi del tutto alloscuro delle regole che stanno alla base degli strumenti tecnologici che utilizziamo.
Ci muoviamo, però, con una certa disinvoltura nellimmenso mondo virtuale di Internet e dei social. Da un sondaggio Ipsos, se da una parte, noi giovani risultiamo piuttosto informati,  dallaltra non tutti i connessi risultano avere le idee troppo chiare. Infatti mentre il 79% degli intervistati sa bene che nessuno possiede Internet, il 17% crede, invece, che i proprietari di Internet siano Bill Gates e Barack Obama.

Esperienze personali
Noi utilizziamo Instagram, Skype e Whatsapp. Facebook non lo usiamo perché crediamo sia inutile. Se prima non ci pensavamo, ora, invece, dopo quello che abbiamo scoperto, stiamo molto più attenti, sia quando navighiamo su internet sia quando chattiamo sui social.

Capitolo V

Il Cyberbullismo: un fenomeno sempre più dilagante tra i giovani

III A
di Vittoria Capuani, Margherita Manuelli e Edoardo Marra

Matteo è un ragazzo di 14 anni che frequenta il primo liceo, viene preso in giro dai suoi compagni perché è diverso dagli altri e non riesce a integrarsi.
Un giorno Matteo viene picchiato nei bagni della scuola da tre suoi compagni: Giorgio, Edoardo e Lorenzo che filmava. Poche ore più tardi il video era già su i social network. Per questo i suoi compagni iniziano a deriderlo e escluderlo. Matteo si ritrova da solo e si sente sempre più insicuro vergognandosi quasi di se stesso e non comunicando né ai genitori né ai suoi insegnanti i suoi problemi.
Tutto ciò è stato causato da un fenomeno sempre più ricorrente, il cyberbullismo nato in seguito allo sviluppo dei social.
Il cyberbullismo o bullismo online, è un tipo di attacco continuo e ripetuto, attuato tramite la rete Internet.
Come il bullismo, il cyberbullismo può costituire una violazione del codice civile e penale, poiché pubblicare in rete foto o video di una persona senza il suo permesso, come nel caso di Matteo, è violazione della privacy, come anche gli insulti online, considerati unaltra forma di cyberbullismo.
I bulli o cyberbulli, sono spesso ragazzi difficili o che hanno subito traumi o violenze durante linfanzia.  Nel caso citato, Giorgio, Edoardo e Lorenzo, hanno avuto tre esperienze diverse: Edoardo ha un carattere molto introverso dovuto alla dislessia e per questo preso in giro in precedenza, Giorgio non ha avuto molte attenzioni da parte dei genitori e ha il bisogno di farsi notare e sentirsi apprezzato da qualcuno, mentre Lorenzo ha perso entrambi i genitori da bambino ed è stato costretto a passare linfanzia in un istituto.
I bulli, quindi, pensano di essere superiori sottomettendo e ricattando i più deboli, timidi e i più indifesi. Fanno atti di bullismo per dimostrare la loro forza e il loro coraggio, che in realtà non hanno, visto che non c’è nulla di nobile ad accanirsi contro i più deboli, per ottenere il rispetto e lapprovazione degli altri.
Il “bullo” o “cyberbullo” è solo una maschera per coprire ciò che si è in realtà: deboli, soli, non apprezzati, con dei disagi. E’ ovvio che non si sentono forti visto che attaccano sempre in gruppo: questo dà loro sicurezza, essere più ragazzi contro uno solo. I cyberbulli sono ragazzi che si nascondono, insultano e si divertono a danno degli altri dietro uno schermo, pensando che i loro gesti non hanno vere conseguenze, in quanto sono virtuali, ma in realtà ne hanno gravi nella vita reale. I cyberbulli non ammettono mai i loro errori e per questo degenerano sempre di più, essendo sempre più fieri e orgogliosi vedendo gli altri soffrire e non rendendosi più conto della gravità della situazione.
Le vittime vengono “scelte” perché sono ragazzi insicuri, che non hanno stima di se stessi o semplicemente che non seguono le tendenze e per questo sono isolati dal gruppo.
 Il cyberbullismo ha conseguenze gravi sulle vittime, non solo abbassa lautostima, ma spesso le vittime si isolano e non hanno più amici e a volte si sentono costretti a ricorrere ad atti estremi come il suicidio e lautolesionismo, appunto il caso di Matteo, che sfoga la frustrazione facendosi del male.
Quasi mai le vittime di bullismo o cyberbullismo confidano i loro problemi, perché si vergognano e pensano sia inutile parlarne con gli altri in quanto si umilierebbero e basta. I ragazzi devono reagire altrimenti non riusciranno mai più a uscirne fuori. Per cominciare bisogna subito parlarne con qualcuno: amici, insegnanti o genitori e spiegare loro chiaramente la situazione e se necessario mostrare i fatti accaduti. I genitori devono prendere provvedimenti: dare un sostegno morale ai figli cyberbullizzati, fargli capire che il problema non sono loro ma i bulli, visto che le vittime pensano che sia il contrario, parlare con i genitori del cyberbullo, anche se questo può causare ripercussioni sulla vittima da parte del bullo; e in casi estremi la denuncia. Per le vittime è difficile affrontare i cyberbulli visto che sono di più e non servirebbe a nulla contraccambiare con insulti sui social o sui siti.
I genitori del cyberbullo, dovrebbero non solo sgridarlo per ciò che ha fatto, perché non servirebbe a molto, ma dovrebbero seguirlo di più e stare più vicini ai loro figli, non solo per controllare ciò che fanno, ma per evitare che si ripetano eventi del genere.
Fortunatamente Matteo è riuscito a parlare della sua situazione ai genitori, che hanno risolto la faccenda con i genitori di Edoardo, Lorenzo e Giorgio, che non hanno più infastidito il ragazzo, che ora non è più una vittima e sta tornando a integrarsi con gli altri.

III B
di Michele Buscarini e Giuseppe Picca

Come già sappiamo internet ha aperto nuove possibilità per tutti noi, però vi sono rappresentati dei rischi legati alluso improprio di questo strumento: uno dei più significativi è il Cyberbullismo. Per i giovani di oggi, che usano le nuove tecnologie, la distinzione tra vita online e offline è ormai davvero minima. Per questo vi sono molte conseguenze nella vita reale e i ragazzi sono molto influenzati.
Si può definire Cyberbullismo luso di nuove tecnologie per intimorire, molestare, mettere in imbarazzo, far sentire a disagio o escludere altre persone attraverso telefonate, messaggi o chat.
I social network più utilizzati sono: ask.fm, instagram, facebook, google+ e youtube che sono siti di domande e risposte, siti di giochi online e forum online. Esistono molte modalità con cui i ragazzi realizzano atti di cyberbullismo: ad esempio attraverso  luso di immagini o video imbarazzanti, la sottrazione dellidentità/profilo altrui o creazione di falsi al fine di mettere in imbarazzo o danneggiare la reputazione della vittima, insultando o deridendola o addirittura con minacce fisiche.
Recentemente una ragazza di 14 anni è stata vittima di cyberbullismo, dopo aver ricevuto una serie interminabile di insulti che lhanno portata al suicidio. L80% dei ragazzi ha sentito parlare di questo fenomeno nuovo, invece 2 su 3 conoscono qualcuno che ne è stato vittima cioè 1 su 10 dei ragazzi in Italia. Risulta diffuso anche lutilizzo dei social network: un adolescente su 5 ha il proprio profilo. La riservatezza resta comunque un “must” delladolescenza; il 75% dei ragazzi afferma che i genitori non conoscono tutto quello che essi fanno e il 26,4% dei ragazzi ritiene che i genitori si dovrebbero fidare più di loro; infine il 24% dei quattordicenni vorrebbe che i genitori concedessero loro maggiore libertà.
I ragazzi, dunque, da un lato desiderano affetto, ma dallaltro chiedono libertà e comprensione. Gli adolescenti di oggi sembrano non aver bisogno di informazioni perché gliele fornisce internet. Secondo noi, il cyberbullismo è un fenomeno che si è sviluppato a causa delleccessivo utilizzo dei social network. I genitori dei ragazzi dovrebbero controllare maggiormente il comportamento dei figli.
III C
di Michela Bozza e Lavinia Rojas

Il cyberbullismo è un fenomeno nuovo e pericoloso, sempre più dilagante tra noi giovani, che si manifesta attraverso la rete telematica utilizzata da noi ragazzi. E’ una forma di violenza che avviene attraverso luso dei telefonini e della tecnologia, grazie ai quali ne viene amplificato leffetto col moltiplicarsi degli episodi che molti ragazzi della nostra età subiscono. Sempre più diffuso e pericoloso, è anche un altro fenomeno che colpisce sempre i giovani: la pedofilia, con la quale ci si può entrare in contatto anche grazie alluso dei computer e dei cellulari, visto che ormai la distinzione tra vita online e vita offline è davvero minima, tanto da riflettersi spesso nella vita reale con serie conseguenze.
Il cyberbullismo si può definire come un modo per intimorire, mettere in imbarazzo, far sentire a disagio o escludere altre persone. Le modalità con cui possiamo esserne colpiti sono varie: dai pettegolezzi diffusi attraverso i social, alla diffusione di immagini o video imbarazzanti, minacce fisiche fino ad arrivare a rubare lidentità o il profilo di altri o costruirne di falsi.
Tutto ciò può avvenire attraverso le tanto usate chat, telefonate, messaggi, social, siti di giochi on-line.
Il cyberbullismo è conosciuto dall80,3% dei ragazzi, 2 su 3 conosce qualcuno che ne è stato vittima e 1 su 10 ne è stato vittima.
Per concludere si può dire che noi ragazzi dobbiamo porre molta più attenzione perché luso di internet, se da una parte ha aperto un mondo nuovo, ottimo sia per la comunicazioni che per la ricerca e impensabile fino a qualche decina di anni fa, dallaltra, però, ha un pericoloso risvolto della medaglia che è rappresentato dalluso improprio della rete che può influenzare anche la nostra vita se non utilizziamo le dovute accortezze.
Capitolo VI
L’alcol e la droga visti con gli occhi di un adolescente


III A
di Boyan Dimitrov, Giorgia Maisani, Lorenzo Piccardi, Tommaso Quaglia e Luca Venceslai
  
Ai nostri occhi gli adolescenti che fumano, si drogano o che assumo sostanze alcoliche in maniera eccessiva, fanno ciò solo per attirare lattenzione o per sentirsi e mostrarsi superiori. A nostro parere non è così, poiché chi ha una dipendenza dallalcol e dalla droga non si dimostra una persona adulta e responsabile, ma una persona che non ragiona su quello che fa. Alcuni adolescenti assumono sostanze sia per superficialità, per essere accettato dal gruppo ma anche per problemi familiari e personali, mettendo a rischio la propria salute. Questi problemi sono causati spesso “dallassenza” dei genitori. LAlcol
 I dati
Secondo alcuni studi, in pochi anni è raddoppiato il consumo di alcol nella fascia più giovane, ovvero dai 14 ai 17 anni. Il 13% dei 15enni, dichiara di essersi ubriacato almeno 20 volte nella sua vita. E’ stato, inoltre, riscontrato che le 15enni bevano più dei coetanei maschi.
I motivi
Ci sono tre elementi fondamentali per i quali gli adolescenti assumo sostanze alcoliche:
il primo è che gli adolescenti considerano questo comportamento come un atteggiamento normale, di tutti; il secondo è che i ragazzi non vogliono solo bere un bicchiere, ma andare alla ricerca dello sballo e terzo, purtroppo, l
alcol è la porta dacceso verso il mondo della droga.
I genitori
I genitori sono spesso gli ultimi a rendersi conto del fenomeno. I figli prendono tutte le precauzioni per non far sapere niente ai propri genitori.
I danni
Leccessivo consumo di alcol danneggia molti organi come ad esempio: fegato, esofago e stomaco; questo porta alla esofagite, alla gastrite e alla cirrosi.
La Droga
Che cosa è la droga? È una sostanza chimica che modifica alcune funzioni mentali. Questa è la risposta più comune che i medici danno, ma non è solo così.

I motivi
Una persona inizia ad assumere droga principalmente per curiosità, dando per scontato che non si corre nessun rischio nellimmediato. Dopo aver provato, alcune persone non ripetono lesperienza, purtroppo altre sì, iniziano a farlo con frequenza, anche cambiando tipo di droga.
I danni
I danni della droga sono molto più pericolosi per la salute e letali di quelli dellalcol. Si può addirittura morire di overdose. Altri danni sono permanenti o persistenti nel cervello, effetti non desiderati durante e dopo luso, alterazioni del comportamento e pericolo di dipendenza.
Lavorando su questo argomento, noi ragazzi abbiamo capito che assumendo stupefacenti o bevendo sostanze alcoliche, si danneggia solo il nostro corpo, rovinando tessuti e organi. Quindi è assolutamente consigliato non iniziare ad assumere alcol e droga, o provare a smettere in caso abbiate iniziato.
III B
di Roberto Brecciaroli e Emanuele Russo
In questi ultimi decenni è più che raddoppiata la percentuale di ragazzi e ragazze che, tra i 14 e i 17 anni, consumano alcolici o droghe.
L'Italia era fra i paesi europei quella che presentava il primato per il più basso consumo di alcol o droghe, per i quali forse solo Malta ci superava.
Ora la tendenza più diffusa tra i giovanissimi non è più bere alcool, ma provare nuove sensazioni ossia “sballarsi” (parola del gergo giovanile che significa essere in uno stato di forte eccitazione, anche per effetto di droghe).
Un nuovo fenomeno al quale si assiste, anche durante la primissima età delladolescenza, è il "Binge drinking " (ossia lubriacarsi fino allo stordimento non come pratica quotidiana, ma in occasione di feste di fine settimana o singole serate trascorse in locali, insieme ad altre persone).
Attualmente la vita frenetica, la mancanza di buoni rapporti tra genitori e figli e la fragilità personale stanno portando molti, oltre che al consumo di alcolici anche allanoressia e allabulimia (cioè forme di alterato comportamento alimentare, come la completa mancanza di appetito o lesagerata fame, che esprimono un disagio psicofisico derivante da motivazioni di ordine individuale, familiare e sociale).   Molto spesso quando gli adulti si accorgono di tali comportamenti o patologie, presso i giovani, ormai è troppo tardi. Questi ultimi, anche se avvertiti degli eventuali rischi, tendono a non ascoltare i genitori oppure sottovalutano le conseguenze delle loro azioni; altre volte, però, i ragazzi sono soli ad affrontare questa fase della loro vita.
Quando un giovane inizia a far uso di alcool o addirittura di droghe, crede che possa uscirne in breve, spinto forse dalla voglia di provare qualcosa di nuovo o per compiacere gli amici; anche se apparentemente si hanno effetti piacevoli, successivamente  si crea uno stato di dipendenza e non si riesce più a uscirne. 
III C

di Nicolò Frasca e Alessio Horvath
L'adolescenza è un periodo di grandi sconvolgimenti ormonali fisici ed emotivi. Per i ragazzi è fondamentale far parte di un gruppo: così facendo possono condividere le loro idee, i pensieri e purtroppo anche le mode. Tra le mode, o meglio tra le cattive abitudini degli adolescenti, vi è l'eccessivo consumo di alcol. In pochi anni si è più che raddoppiato il consumo di alcol, nella fascia di età che va dai 14 ai 17 anni. Secondo una indagine del Riza, il 13% dei quindicenni dichiara di essersi sbronzato almeno 20 volte nella sua vita: in questa ricerca risulta che le ragazze sono in forte rimonta rispetto ai coetanei maschi. Anche un'indagine del 2011, sempre dell'Istat, ha verificato che è cresciuto fortemente il consumo dell'alcol fuori dei pasti, da parte dei giovani. Tale abitudine è stata sicuramente favorita dalla moda dilagante degli  "happy Hour", cioè un'ora intera trascorsa in un locale durante la quale i giovani si incontrano e possono bere alcolici spesso ad un prezzo scontato, allo scopo deliberato di ubriacarsi e fare baldoria. Inoltre tale "sballo" è stato favorito dalla messa in commercio di nuovi prodotti come gli "alcol pops", bevande colorate ed accattivanti, con un elevato contenuto alcolico, di cui non si percepisce la reale pericolosità. Il largo consumo di alcol si sta sempre più concentrando nelle discoteche, nei "rave party" in cui si balla, favorendo ulteriori comportamenti rischiosi e provocando incidenti stradali, durante il ritorno a casa. Una modalità di sballo con alcol è quella del " binge drinking", pratica diffusa all'estero, ma ormai importata anche in Italia, che consiste nel bere in maniera compulsiva da sei o più bicchieri di alcolici in meno di  due ore, senza mangiare, anzi spesso associando farmaci o droghe.

Gli effetti dell’alcol sull'organismo dell'adolescente

L'eccessivo consumo di alcol, ha effetti dannosi su molti organi e tessuti, primo fra tutti il fegato. Sul sistema cardiovascolare l'assunzione continua di alcol, può indurre ipertensione arteriosa e cardiomiopatia. Inoltre l'abuso di etanolo, sostanza che induce dipendenza, può indurre malnutrizione, perché interferisce con l'assunzione e la biodisponibilit
à di importanti sostanze nutrienti, fondamentali per la crescita, soprattutto celebrale. Infatti, una ricerca del 2010 svolta da ricercatori dell'Università di Valencia, ha dimostrato gli  effetti neurotossici del consumo di alcol sul cervello di un adolescente. Lo sviluppo cerebrale è infatti vulnerabile agli effetti dell'etanolo. Assumere alcol durante l'adolescenza potrebbe distruggere la plasticità cerebrale e i processi maturativi, portando a gravi deficit cognitivi e comportamentali. Recenti studi hanno inoltre dimostrato che consumare alcol in adolescenza aumenta il rischio di sviluppare dipendenza dall'alcol in età adulta.



La droga e il motivo che spinge tanti giovani a provarla
Oltre al problema dell'alcol, un altro problema che si dilata al giorno d'oggi è la droga. Uno dei motivi significativi del consumo della droga è la pressione fatta dai coetanei. Gli adolescenti sono spinti a provare la droga per somigliare ad un gruppo. L'uso della droga può apportare cambiamenti chimici e psicologici del cervello. La tossicodipendenza può creare cambiamenti nella vita sociale adolescenziale e il ragazzo può arrivare ad entrare in conflitto con la propria famiglia.


I tre elementi preoccupanti dellassunzione di alcol e droga tra gli adolescenti
I tre elementi dellaumento di alcol e droga tra gli adolescenti sono:
1) il fatto che i giovani li considerino un comportamento normale e non trasgressivo;
2) la ricerca dello sballo;
3) consumo di alcol e droghe insieme.

Le nostre considerazioni
Dalla documentazione che abbiamo letto, per questo articolo, abbiamo capito che il problema fondamentale per cui gli adolescenti ricorrono all'uso di alcol e droghe, è la scarsa qualità o l'assenza di un vero dialogo con i genitori. Spesso si tratta di ragazzi soli che hanno molto dal punto di vista materiale (oggetti tecnologici, svaghi, denaro) ma che non hanno laffetto o la vicinanza degli adulti per affrontare l'adolescenza, momento in cui si viene proiettati verso la società, oggi giorno sempre più competitiva. La voglia di indipendenza ci può far sentire soli, anche se siamo pieni di amici, perché ancora non abbiamo una struttura interna che ci faccia gestire in modo adulto questa nostra indipendenza. Le nostre insicurezze ci portano a omologarci alle scelte interne al gruppo cui apparteniamo, anche se spesso non lo vogliamo. La mancanza di un vero dialogo con i genitori, specialmente il loro non saperci ascoltare, può essere dannoso per noi adolescenti.
Personalmente non abbiamo mai conosciuto nostri coetanei che bevono alcolici o assumono sostanze stupefacenti, ma se ne incontrassimo qualcuno, cercheremmo di aiutarli, parlandoci e convincendoli a chiedere aiuto ai grandi.

Conclusioni

Ed eccoci alla fine di questo libricino, che spero sia riuscito allo scopo per cui è nato: appassionare i ragazzi e renderli consapevoli dei cambiamenti che stanno iniziando a subire, catapultati in questo vortice di sensazioni, sentimenti che nessuno potrà spiegargli fino in fondo ma che potranno capire solo con il tempo. E’ stato scritto interamente da loro, come lavoro di attualità da presentare e discutere in sede di esame, ma anche come ricordo da conservare.
Ringrazio in primis Madre Sandra, per avermi offerto la possibilità di conoscere e lavorare a stretto contatto con questi meravigliosi ragazzi; la Prof.ssa Dessì per la sua preziosa collaborazione; il Preside Rocco per la sua disponibilità e i ragazzi stessi, con laugurio che possano fare tesoro di tutte le informazioni che hanno appreso durante la realizzazione di questo piccolo opuscolo. Infine, un ringraziamento particolare lo voglio dedicare allo scrittore e regista Federico Moccia che, nellattimo in cui gli ho proposto di scrivere lintroduzione e realizzare una lezione per spiegare ai giovani come si trasforma il racconto di un libro nella sceneggiatura di un film, ha accettato senza nessuna esitazione e con entusiasmo.
Cristiana Ubaldi


1 commento:

  1. Proteggete la gioventù dai cattivi maestri. http://lasindromedelpiccolodio.blogspot.it/

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